di
Francesco Mancinelli
Tratto dal sito
Il fondo
magazine di Miro Renzaglia
E’ uscito un bel libro di circa 500 pagine sulla
storia ragionata dei Campi Hobbit e l’itinerario complesso e
contraddittorio che partendo da essi, arriva fino alla Nuova Destra
italiana ed alle successive evoluzioni ; un testo chiave, a mio avviso,
per poter approfondire e comprendere una serie di avvenimenti ed
evoluzioni all’interno del panorama metapolitico della destra italiana, soprattutto
un lavoro che invita a riflettere su certe dinamiche che iniziate a circa metà
degli anni 70, sono sfociate con la fine del neo-fascismo istituzionale
(MSI-DN) in una infinità di variabili umane, politiche, e culturali rendendo di
fatto inapplicabile e/o impossibile il progetto/premessa iniziale.
Intanto, va
detto che questo La rivoluzione impossibile (Vallecchi, 2010) è la
riedizione dal nucleo originario di un altro libro intitolato Hobbit/Hobbit,
edito agli inizi degli anni 80 a cura della L.ed.E di Roma e scritto
a più mani, edizione riveduta e corretta dicevamo, con una
pre-fazione di circa 70 pagine ed altrettante di post-fazione da Marco
Tarchi , autore nonché curatore del testo e principale animatore e
teorico della Nuova destra in Italia. Diciamo subito che da un punto di
vista formale, è’ ottima ed essenziale l’integrazione di tutti gli
articoli e gli interventi di stampa usciti sull’argomento, soprattutto
quelli di questi ultimi anni, integrazioni ed interventi che erano
sicuramente sfuggiti ai cultori dell’argomento; il grosso limite è che
non esiste per ora un indice nominativo finale. Già un paio di
interessanti recensioni si sono affacciate (1) e stanno iniziando a proporsi in
Italia le prime presentazioni, che porteranno di certo, ad un approfondimento
generale del tema.
Lo scopo del
libro tuttavia è un altro. Marco Tarchi cerca in qualche modo di
dimostrare, con la riedizione di Hobbit/Hobbit, che non esiste alcuna
continuità di progetto, né genealogia ideologica, tra i Campi Hobbit e Nuova
destra da un lato, e le classi dirigenti , la strategia e le idee
incarnate e realizzate dal 1995 con AN prima, e con il travaso dentro il
Popolo della Libertà dopo; ma soprattutto cerca di negare con
forza, che l’attuale messaggio finiano di smarcatura dall’asse
Berlusconi-Lega (la Destra Nuova) stia proprio nell’irruzione di mentalità, di
linguaggio, di metodo, di personaggi, di immaginari, che trova la sua
natura più’ nascosta e recondita nella scuola storica di formazione neo-destra.
Il tema è
scottante, sottile ed impertinente, perché ci invita tutti, (
intendo dire tutti coloro che si sentono seriamente coinvolti dal tema e che
hanno fatto parte della cosidetta sfida Hobbit ) a riflettere sul
“chi e come eravamo”, su come e cosa sognavamo di essere, e
soprattutto sul “come siamo andati a finire”.
La Nuova
Destra, come esperienza a metà tra sfida culturale e tentazione
neo-comunitarista , nasce in Francia dopo il ‘68 con il GRECE (2) e
la Nouvelle Ecole, ed ha come base di partenza l’utilizzazione dello
strumento culturale come meccanismo di pressione e rielaborazione del categorie
tradizionali del politico.
La scelta
privilegiata e di intervento ha riguardato temi legati al cambiamento e alle
battaglie epocali emergenti, il superamento della tradizionale dicotomia
destra/sinistra, la necessità di ridisegnare scenari e posizionamenti piu’
congeniali ai tempi ( Et Et piuttosto che l’Aut Aut ) . La critica profonda
alla modernità in crisi , cosi’ come al suo monteismo endogeno,
nonché la scelta per una sfida culturale post-moderna e non-esclusivista ma
specifica (neo-pagana?) , ha posto alla base del percorso
neo-destro francese un postulato che dice: da oggi occorre saper
pensare congiuntamente quello che fine a ieri veniva pensato
contraddittoriamente.
E sull’orma
(o all’ombra ?) parallela alla scuola Francese , i molteplici
interlocutori italiani (3) , provenienti quasi tutti da una formazione
Evoliana/Romualdiana e approdati all’ambiente rautiano a metà degli anni
70, hanno tentano la stessa operazione di metodo e prospettiva.
Hanno scelto J.R.R. Tolkien come chiave di immaginario, come
potenza evocativa, e con i tre Campi Hobbit hanno sfidato l’ambiente
della destra italiota, prospettando di fatto la fuori-uscita dall’ottica del
neo-fascismo classico , quella preso in ostaggio a destra dal 1946, ma
anche un progressivo abbandono ed una presa generale di distanza, dalla
interpretazione della dottrina tradizionalista del mondo, giudicata
limitata ed “incapacitante”: quella per capirci facente capo alla scuola
di Evola e Guenon.
Il
libro, tra alti e bassi, racconta la storia dei Campi Hobbit
, e di come progressivamente da essi si sia creata la successiva esigenza
della Nuova Destra di slegarsi definitivamente dall’ambiente di partenza per
approdare a nuovi lidi, cercare nuovi interlocutori in altre formazioni o
luoghi, e con un occhio rivolto soprattutto verso la società
civile ed ai suoi temi epocali. D’altra parte, gli spazi di manovra
politici, dal 1976 in poi , si sono progressivamente ridotti. La
Nuova destra è rimasta schiacciata dal dirigismo almirantiano di ritorno che
aveva sempre mal sopportato l’esperienza del Campi Hobbit , dal solito
mimetismo fuggiasco e ambiguo di Pino Rauti nei momenti di vera
difficoltà ( il suo rientro in direzione nazionale nel 1983) , dalla spinta
nichilista o anarco-individualista del spontaneismo armato, dalla concorrenza
del movimentismo politico destro-radicale sulla rete di circoli culturali e
delle singole realtà militanti, dal riflusso degli anni 80, e via via da
mille altri ostacoli, fino al Fascismo del 2000 dell’astuto Fini,
pronto a fare una bella inversione a “U” a Fiuggi in nome, non
della critica al Fascismo (4) ma al riconoscimento acritico, ipocrita e
altrettanto antistorico, dell’anti-fascismo.
D’altra
parte le domande del libro, se l’uscita dal tunnel neo-fascista doveva
per forza condurre a Fiuggi, fino alla ancor piu’ sottile ed impertinente
domanda, di essere alla fine proprio la Nuova Destra ad aver
generato una influenza inconsapevole, sull’attuale classe dirigente
ex-missina e le sue scelte , Tarchi se la pone, se la pone e come,
e non solo Tarchi (5) ; una domanda che in molti si stanno ponendo utilizzando
proprio la metafora e l’immaginario degli Hobbit (6) ; e la risposta che
Marco Tarchi tende a dare è generalmente negativa per vari motivi :
perché la ND non aveva alcun progetto politico da percorrere, e tantomeno
aveva nulla a che vedere politicamente a destra , su cio’ che poi si è
inverato ; perché la spinta propulsiva della ND si era esaurita ancor
prima dei successi della destra italiana ex-missina e la sua successiva
trasformazione ; e che quindi, chi fa risalire “la destra nuova
alla nuova destra” opera di fatto una mistificazione.
Eppure
troppe domande/similitudini esistono, non ultima la dinamica del percorso
in discesa che ha accompagnato molto la ND francese.
La Nuova
Destra in Francia ha avuto una evoluzione pressoché simile. Il
laboratorio era partito per riformare e riscrivere il pensiero di destra oltre
il conservatorismo ed il tradizionalismo, ma avendo come punto di riferimento
il vocabolario della Rivoluzione Conservatrice Europea; è rimasto
successivamente schiacciata, da un lato dalla problematiche immediate e
dirompenti dell’immigrazione e della crisi di identità nazionale , e dall’altra
dal modello ultra-filo-occidentale del duo Chirac-Sarkozy. Una
nuova destra francese spiazzata e impossibilitata ad influenzare scenari
a sinistra così come a destra, che ha perso numerosi
animatori, rientrati nei ranghi della destra radicale e dell’opzione
lepenista da un lato ( e il caso di G. Faye), o peggio ancora
volati verso le derive liberal sarkosiane d’altra (6). La risposta
“differenzialista” di De Benoist, per costruire un progetto
politico multiculturale e tollerante in nome “dell’Impero Interiore”, ha
cozzato proprio contro la realtà della mancanza “dell’Impero Politico Europeo
Esteriore” già avviato, orizzonte senza il quale il vecchio sogno
degli Svevi, ma anche di Dante, Macchiavelli, Spengler e del loro
disegno pan-europeo sovranazionale non “potrà mai più risorgere”.
Quindi anche
in Italia , per quanto si possa tentare di fare dei distinguo di
percorso, tra cui proprio quello individuale del Prof. Tarchi ,
l’unico che non si sia lasciato “né infiltrare né deviare” dalla sfida
originaria , è indubbio che l’attuale “Destra Nuova” derivi a mio avviso
antropologicamente (anima e corpo) da quel percorso , compresa buona
parte della sua ex-classe dirigente, nata, senza alcun dubbio
Rautiana/Tarchiana e finita alla corte del Fare Futuro .
Era dunque
impossibile questa Rivoluzione, ed è altrettanto logico che si generasse alla
fine la ”Destra Nuova” che tutti conosciamo; quella delle
identità dinamiche, indefinite, numerose, variabili, liquide quelle
del minimalismo politico, della ciceroniana “concordia hominum”, una
destra tutt’altro che antagonista , ma che attraverso un esercizio
perfettamente integrato (e/o endogeno) allo stesso sistema
occidentale, e quindi una destra tutta’altro che nuova,
falsamente post-moderna o anti-moderna (almeno per come la intendono Tarchi e
De Benoist) , ma semplicemente post-ideologica, debole, inquinata e
conformista .
Non per
questo occorre ricordare , che nei ranghi leghisti e social-berlusconiani, c’è
un altrettanta presenza/influenza di ex-Hobbit.
Tuttavia
l’attuale scontro intellettuale di vertice che vede impegnati oggi numerosi
ex-neodestri Solinas/Buttafuoco/Veneziani da un lato ( Il
Giornale, Libero, Il Foglio) e i vari Malgeri/Campi/Lanna/Mellone/Perina
+ farfuturisti vari dall’altro (Il Secolo, Fare Futuro ecc, ecc.) , è
tuttavia a mio avviso una “finzione mediatica”, è uno scontro intanto tra due
referenti due prospettive, dello stesso palcoscenico (due datori di
lavoro?) , e non di percezione o di progetto politico alternativo (
nessuno si chiede ad esempio se sia ancora possibile in Italia ri-costruire una
alternativa proporzionale al bipolarismo del Nulla ). Per cui risulta
abbastanza limitante, una scelta tra se finire Leghisti da un lato,
o Finiani dall’altra; e/o sforzarsi di capire dove piu’ e dove meno
la nuova destra è andata a posizionarsi.
Il processo
di de-strutturazione neo-destro ( rifondazione del linguaggio, riposizionamento
politico e riscrittura degli immaginari di riferimento), in Italia
come in Francia fallisce, proprio nella costruzione di una vera
prospettiva politica a lungo termine , perché ha rinunciato ad essere
“cinghia di trasmissione e formazione verso il basso” (ci serviva forse
una Nuova Destra seriamente meno troskista e più leninista??). E
purtroppo , facendoci un bell’esame di coscienza, visto che siamo stati tutti
un po’ Hobbit , siamo in qualche modo tutti egualmente
responsabili, di come questa ulteriore mancata Rivoluzione ,
si sia resa nei fatti ” Impossibile ” .
In
Italia c’è stato si’ il ricambio delle classi dirigenti, “ma non
certo contro o oltre all’ Occidentalismo”: casomai si è sposata, per
opportunità, l’ennesima variabile di marca italiana di esso (ovvero
liberal-cristiana, laddove ogni vera Rivoluzione muore o diventa
“Impossibile” da almeno due secoli ) . Gli Hobbit, quelli piu’ autentici
, si sono spesso resi incomprensibili ai più, e l’Hobbittese
si è reso diffcilmente applicabile a livello politico senza avere
vicino degli Aragorn che abbiano saputo “osare” (la fase
movimentista-politica alternativa) e poi ancora serie guide spirituali
come Gandalf (l’elemento che determina e differenzia gli Uomini durante
il viaggio di trasformazione): per cui approdare alla corte di
Sauron/Saruman, è stato per molti, del tutto naturale.
_______________________________________
1)
Stenio Solinas , Nuova Destra contro Destra Nuova , Il Giornale,
lunedi 22 Marzo e Pietrangelo Buttafuoco, L’impossibilità di
Fare Futuro oltre il Berlusconismo, mnetre la Lega vince imponendo la
prassi, il Foglio, 1 Aprile 2010 .
2)
G.R.E.C.E : Groupement
de Recherche et d’Études pour la Civilisation Européenne
3)
Per una rapida sintesi dei nominativi più rappresentativi vedi : http://it.wikipedia.org/wiki/Nuova_Destra;
4)
D’ altra parte tutti i massimi rappresentanti della Rivoluzione Conservatrice
Europea, compreso lo stesso J. Evola, avevano svolto una critica al Fascismo
storico “da destra”, di ben altro spessore. Ricordiamo il famoso
aneddotto di M.Veneziani che accusò apertamente l’entourage ex-missino di aver
rimosso a Fiuggi il Fascismo, come se fosse stato “un calcolo renale”.
5)
Io stesso ho affrontato più volte il problema degli approdi politici dei due
laboratori meta politici di metà degli anni 70’ : vedi in particolare http://www.mirorenzaglia.org/?p=9109,
http://www.mirorenzaglia.org/?p=10313.
6)
Si ricordi in particolare A. Giuli , Il passo delle oche.
L’identità irrisolta dei postfascisti, Einaudi, Roma 2007
7)
Per informazioni sui maggiori animatori della ND francese Alain
de Benoist ,Jean
Cau Pierre Vial Guillaume
Faye Jean-Claude Valla